Aiuto, la mia armatura è in fiamme!

Pronta, alla conquista delle piramidi d’Egitto, sono in cammino, anzi al galoppo verso nuove avventure. Il Cavaliere di Bastoni, però, brucia! La sua protezione è consumata dalle fiamme, alimentate anche dal vento che produce montando il suo cavallo veloce. Eccomi, ancora una volta a disposizione dei mutamenti, con la sensazione di essere in procinto di distruggere qualsiasi riparo costruito faticosamente in anni di controllo, precisione, attenzione alle reazioni degli altri. Me ne sto infischiando, di quello che gli altri pensano di me, delle mie azioni, di quello che sono e che mi piace essere. Aiuto! Tutto questo mi porterà certamente alla rovina. Definitivamente. E mentre faccio questi pensieri continuo a cavalcare, mi piace il vento sulla faccia e sento il calore dell’armatura che brucia, non mi interessa. I am what I am.



I Am What I Am
Gloria Gaynor
I am what I am
I don’t want praise, I don’t want pity
I bang my own drum
Some think it’s noise, I think it’s pretty
And so what if I love each sparkle and each bangle
Why not try to see things from a different angle
Your life is a sham
Till you can shout out
I am what I am
I am what I am
And what I am needs no excuses
I deal my own deck
Sometimes the aces sometimes the deuces
It’s one life and there’s no return and no deposit
One life so it’s time to open up your closet
Life’s not worth a damn till you can shout out
I am what I am
I am what I am
And what I am needs no excuses
I deal my own deck sometimes the aces sometimes the deuces
It’s one life and there’s no return and no deposit
One life so it’s time to open up your closet
Life’s not…

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Ho la terra!

Un Re di Bastoni, seduto sul suo trono di pietra, ha come unica compagna una salamandra che lo guarda curiosa e benevola. Torno da un’esperienza che mi ha confermato che conosco la terra che calpesto. Ho intimità con questo pianeta, lo amo e sto vivendo l’avventura che da tanti anni volevo vivere. Una carta serena, di giocoso interscambio con l’ambiente esterno. Mi stupisce, però, che non sia uscita una carta di gratitutdine verso Osho, che ancora una volta ho sentito in tutte le mie fibre, accompagnata con dolcezza verso l’estasi e l’amore. Cari Tarocchi, mi riportate sempre coi piedi sulla terra. Guarda ai fatti, guarda a dove sei tu, mi dicono. E va bene! Ho la terra, mi mancano ancora i piedi. La salamandra, simbolo di calore che purifica. La mia parte emotiva deve ancora passare da lì. Sono pronta, ho la terra: adesso cerchiamo i piedi per camminarci sopra.

La solitudine che non osa sondare –

e che si vuole indovinare

quanto scandagliare la sua tomba

per stabilirne la misura.

La solitudine la cui peggiore paura

è vedere se stessa

e perire davanti a sè

per essersi guardata una sola volta.

L’orrore che non si può osservare –

ma va aggirato nel buio –

con la coscienza sospesa –

e l’essere sotto chiave .

Questa è la solitudine per me –

il creatore dell’anima

le sue caverne e corridoi –

illumini o sigilli.

Emily Dickinson

Le acque si sono calmate

Come sempre, dopo la tempesta le acque si calmano. Questo Quattro di Coppe mi suggerisce di stare tranquilla, di stare a vedere cosa succede. Una carta di attesa, insomma, di non azione verso l’esterno. Aspetterò fiduciosa che si manifesti un segno del prossimo passo da intraprendere, e nel frattempo rimango serena e faccio ciò che devo e che posso al meglio delle mie possibilità. Quindi, ancora una volta, la situazione non è nel mio controllo. Sto aspettando che si manifesti qualcosa, anche se non so bene cosa (se lo sapessi la mia abilità manipolatoria sarebbe già in funzione). Rimango con i sensi all’erta e lo spirito in pace, senza aspettative. Al mio ritorno dal Osho Festival di Bellaria continuerò la narrazione

La Sibilla Cumana

Ho veduto virgulti

spegnersi a un sommo d’intima dolcezza

quasi per ridondanza di messaggi

e disciogliersi labbra

a lungo stemperate dalla voce,

nell’urlo, quasi, della propria vita;

vuota di sè ho scrutata la pupilla,

impoverito il trepido magnete

che attirava in delirio le figure.

Così, sopra una forma già distesa

nel certo abbraccio dell’intuizione,

crolla la lenta pausa finale

che intossica di morte l’avventura.

Alda Merini – 24 novembre 1951

La classica buccia di banana.

Il vento va in una direzione, e io, ostinata, vado in direzione contraria. Stasera questo Cavaliere di Spade mi mostra, in tutto il suo fulgore, la mia inadeguatezza. Ci sono relazioni di cui non ho mai voluto capire niente, e ogni volta faccio disastri. Anche oggi mi è capitata una situazione del genere, mi sono resa conto di un film lungo una vita costellato di momenti in cui ho reagito in maniera del tutto inconsapevole. O meglio, mentre io credevo di fare ciò che dovevo per non scontentare nessuno, mi comportavo seguendo gli ordini del mio sabotatore interiore. Mi sono fatta ingannare, oltretutto da me stessa, e ora sono arrabbiata per questa inconsapevolezza. Non c’è nulla che posso fare, se non constatare l’errore.

Il sè ha un bisogno paradossale dell’altro, infatti il sè cerca di porsi come entità assoluta, indipendente, eppure, per essere riconosciuto, deve riconoscere che l’altro gli somiglia. Deve essere in grado di trovare se stesso nell’altro. […]

Eppure ogni volta che agisce nega l’altro, vale a dire che, se riesce a incidere su di lui, l’altro non è più identico a prima. Per conservare la propria identità, l’altro resiste alle azioni del sè anziché riconoscerle (“Nulla che tu faccia o dica può incidere su di me, io sono quello che sono”).

Jessica BenjaminLegami d’amore

Avanti così!

Sono piena di dubbi, alcune paure rifanno capolino nella mente, da un paio di giorni succede così. Stasera però, le mie care carte dei Tarocchi, mi supportano e mi esortano ad andare avanti così! La carta n. VII, Il Carro, mi dice che il viaggio è cominciato, e, se a volte non vedo le buche sul terreno, oppure se devo pensare molto a quale strada prendere quando arrivo a un bivio, non mi devo preoccupare. Sono partita, e non posso tornare indietro. Con fiducia e con trepidazione sono quindi pronta ad affrontare ciò che incontro nel cammino, ringraziando per ogni difficoltà. Sì, perché ogni volta che supero una piccola cunetta, che faccio pace col mio cuore, che incontro un mostro pauroso, poi ringrazio il mio respiro, che mi connette con la realtà qui e ora. Cauta ma inesorabile, un passo dopo l’altro, vado.

Per decine d’anni, quando avevo l’impressione che il mio comportamento emotivo fosse turbato, e che si fosse costellato qualcosa nell’inconscio, ho sempre chiesto aiuto all’Anima. “Che cosa stai escogitando?” le dicevo “Che cosa vedi? Mi piacerebbe saperlo”. Dopo qualche resistenza, l’Anima produceva un’immagine. Una volta che l’immagine si era formata, l’inquietudine o il senso di oppressione svanivano. Tutta l’energia di queste emozioni veniva trasformata in interesse e curiosità per quell’immagine. E parlavo con l’Anima delle immagini che lei mi comunicava…”

James Hillmann – Anima

Riconoscersi

Oggi è il giorno del Sette di Denari, il giorno del riconoscimento. Penso che celebrerò ogni anno il 18 aprile come Il Giorno del Riconoscimento. Ho guardato indietro, ho annusato l’aria, ho sentito il sapore forte del pepe della vita, ho ascoltato le onde del passato, ho toccato la seta dei ricordi. Ho provato a comprendere cosa ha lasciato il suo segno dentro, e man mano che mi spingevo in là, all’interno, la visione si rishiarava sempre più. Ciò che ha contato sono stati i momenti che ho voluto veramente vivere, quando non sono scesa a compromessi, quando finalmente la verità erompeva forte da dentro. In questo la solitudine ha aiutato molto, mi ha permesso di scegliere, di fermarmi un secondo ad ascoltarmi prima di dire sì, oppure no. Potevo scegliere, e ogni volta, giusta o sbagliata che fosse, la scelta è diventata un’esperienza. Oggi mi sento di dire che la vita va vissuta fino in fondo, credendo nel proprio fiuto, nel proprio cuore. Onestamente.

Noi restiamo inchiodati alla terra, quanto raramente saliamo! Potremmo tentare di elevarci un poco. Potremmo almeno arrampicarci su un’albero. Una volta lo feci e mi fu utile. Era un pino bianco molto alto, sulla cima di una collina e sebbene fossi in una posizione piuttosto precaria ne fui ben ripagato, poiché mi si svelarono all’orizzonte nuove vette, mai contemplate, terre nuove, cieli nuovi. Avrei potuto camminare ai piedi di quell’albero per settant’anni senza mai sospettare che esistessero. Ma soprattutto scoprii intorno a me – eravamo verso la fine di giugno – sulla punta dei rami più alti, alcuni piccoli, rosei germogli a forma conica, il fertile fiore del pino bianco teso verso il cielo.

Henry David ThoreauCamminare

Illusa o illusionista?

A volte guardo il mondo come questo illusionista guarda le sette coppe del Sette di Coppe. Oggi è stata una giornata di piaceri effimeri, di quelle in cui ti senti felice del momento che stai vivendo, fra aperitivi, amici, scambi affettivi con la gente. Ma sai che sono da godere qui e ora,non porteranno lontano. Sai anche che è questo il gusto della vita, e quando avrai la certezza che tutto questo non sarà più avrai un bel rimpianto per quei bei momenti. Allora non riesco a sentirmi contro le piccole quotidiane dolcezze della vita, perché è vita. Mi sa che la vita è fatta di questo: di piccole, quotidiane dolcezze e di piccoli scambi affettuosi con gli altri. Quindi ben vengano i sorrisi, gli abbracci e il vino condiviso, è la nostra opportunità. Ancora una volta, grazie alla vita, che mi sta dando tanto.

Ben presto la principessa Leigh-Cheri avrebbe spolverato la sua soffitta, cella atta a impedire la fuga dell’amore, spoglio museo dedicato aciò che ognuno di noi desidera e non può avere, alla tristezza nonché alla gioia di tale desiderio.

Questo potrebbe essere anche il momento giusto per sprizzare una lacrima perfetta, dolceamara, riverberante riflessi di sognante rassegnazione.

Tom RobbinsNatura morta con picchio

Furba o intelligente?

Questa Regina di Bastoni, con in mano il fiore che adegua il suo volto alla traiettoria del sole, e con un gatto nero ai suoi piedi, è l’altra faccia della femminilità. Sembra che agisca solo per il suo tornaconto, ma, in realtà, sa vedere lontano: è la strega. Ciò che di noi femmine ha sempre spaventato l’uomo, a partire dal padre della psicanalisi, Freud, che considerò la donna come un essere misterioso. Cioè, non aveva capito nulla. Siamo misteriose, siamo streghe, sentiamo sulla pelle ciò che non può essere pensato. In più, vediamo lontano, e costruiamo destini. Oggi ho incontrato la mia manager interiore, avevo un sacco di impegni da far coincidere, avevo persone da incontrare e da capire, senza liquidare i sorrisi e le lacrime con una scrollata di spalle. Ho dovuto far ricorso alla sciamana che alberga dentro le mie ossa, e l’ho fatto volentieri. Una lunga esperienza, competenze di vita e di fatica, disillusioni e dolori hanno instillato dentro le fibre la forza. Sono certa che sarà lì fino all’ultimo respiro.

Alla mia povera fragilità

guardi senza sprecar parole.

Tu sei di pietra, ma io canto.

Tu sei un monumento, ma io volo.

Io so che il più tenero maggio

all’occhio dell’Eternità è nulla.

Ma io sono un uccello e non incolparmi

se una facile legge m’è imposta.

Marina I. CvetaevaPoesie

Condividere

Condividere, far festa. A chi non piace? Questo Quattro di Bastoni mi ricorda quanto è bello avere qualcosa e condividerlo con gli altri, farne motivo di gioia collettiva. In questo mondo dove siamo tutti di corsa, verso una meta che non riusciamo nemmeno a immaginare, ogni tanto fermarsi e condividere i nostri doni con gli altri e le altre è il vero piacere. In fondo siamo tutte e tutti uno, l’allegria della festa ce lo fa ricordare. Emergere, vincere essere i primi, gli invidiati non è una gran felicità. Trovare amici con cui far festa invece lo è. Questa carta annuncia la resurrezione della Pasqua, delle antiche festività primaverili pagane, dove la Natura profuma di nuovo e di bello, e gli umani gioiscono insieme del regalo che ricevono sempre, ogni anno. I fiori, la bellezza, un’altra opportunità.

Quando ebbi finito di raccontare la mia storia alle quaranta dame, alcune di quelle sedute più vicino a me rimasero per farmi compagnia, mentre le altre, vedendo che era notte, si alzarono per andare a cercare delle bugie. Ne portarono una prodigiosa quantità, che sostituirono a meraviglia la luce del giorno; ma le disposero con tale simmetria da non farcene desiderare di meno. Altre dame prepararono una tavola piena di frutta secca, confetture e altri cibi adatti a far bere, disponendo sopra una credenza parecchie qualità di vini e di liquori; infine ne apparvero altre con strumenti musicali. Quando fu tutto pronto, m’invitarono a mettermi a tavola. Le dame vi si sedettero con me e vi restammo abbastanza a lungo. Quelle che dovevano sonare gli strumenti e accompagnarli con le loro voci si alzarono e diedero un bel concerto. Le altre iniziarono una specie di danza, e danzarono a due a due, le une dopo le altre, con la migliore grazia del mondo.

Le mille e una notte -Storia del terzo calender

Sono piena d’amore

E’ così, succede, a volte. Mi sento come questa Regina di Coppe, piena d’amore, la coppa pronta per offrirlo. Sarà il riposo del fine settimana, sarà che ho visto amici per i quali nutro un affetto particolare, ma stasera mi sento proprio seduta su un trono, con una coppa in mano, sento il suono della risacca del mare. L’aria profuma di salsedine, e i miei piedi sono poggiati sulla sabbia ornata di conchiglie. Rilassata, tranquilla, col cuore gonfio e grato per tutto quello che la vita regala. L’amicizia, l’affetto, il sole che sorge, il sole che tramonta, la luna piena e i fiori che sbocciano. Un momento di grazia, e ringrazio che sia così.

Poesia di Mariangela Gualtieri, Io ringraziare desidero