Terra, germogli, odore di erba bagnata

Dopo tanta siccità ecco arrivare la pioggia vivificante. Sentiamo finalmente l’odore della terra, e la fatica del cammino sta per essere ricompensata dal ritorno a casa. Il Sei di Bastoni viene dopo le scaramucce del Cinque di Bastoni, siamo tutti uniti, in grande spolvero per l’incontro con i nostri amici e parenti. Siamo trionfanti, il passato è passato, non ci ricordiamo nemmeno più dei momenti difficili, perché ce l’abbiamo fatta. Ecco, stasera mi sento un po’ così, come una che ha superato il punto più alto del passo e ora sta andando a valle, in discesa. Nei giorni scorsi qualcosa si è cristallizzato dentro, ci sono nuove consapevolezze, nuovi orizzonti da guardare, so che è arrivato il momento di andare. Sto preparando il mio bagaglio di sogni e riordinando le idee. Così, fino alla fine, sempre.

L’effetto della vittoriosa avventura dell’eroe è di far fluire nuovamente la vita nel corpo del mondo. Il miracolo di questo flusso può essere presentato in termini fisici come una circolazione di cibo, dinamicamente come una corrente di energia. Queste diverse immagini si alternano con facilità e rappresentano i tre gradi di condensazione di un’unica forza vitale . Un raccolto abbondante è il segno della grazia di Dio; la grazia di Dio è il cibo dell’anima; il lampo e il fulmine sono prodromi della benefica pioggia, e allo stesso tempo la manifestazione della liberata energia di Dio.

Joseph Campbell – L’eroe dai mille volti

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Ah, grazie!

Non ho aspettative, tutto quello che arriva è un dono. Questo Sei di Denari questa sera ci voleva proprio. Non è il momento di pretendere (ma quando mai arriva quel momento?) è il momento di ringraziare. Come fa il mendicante vero, quello che, alla fine, è un imperatore. Sta seduto nel suo cantuccio ed è grato per ogni cosa che l’altro condivide con lui. Ecco la giusta via, la luce della gratitudine. I mendicanti chiedono, in questo Sei di Denari, e anche questo è un insegnamento, per me. Non sono abituata a domandare aiuto, piuttosto a cavarmela da sola, e non mi piace avere debiti di riconoscenza. Sarebbe un bel passo avanti riconoscere che invece ho desiderio di essere accudita e accompagnata, e forse ne ho anche bisogno. Tutto senza aspettative però. Un bel problema. Non so se ci capirò mai niente, nell’accettare il proprio bisogno e allo stesso tempo non aspettarsi niente.

“Direi che in un bel canto si concentra e condensa sempre un’esperienza, un sentimento, un agglomerato esplosivo di energie e di animo commosso; e con un canto di questo genere una donna, se sappia avvalersi di tutte le circostanze favorevoli e ascenda una scala di coincidenze numerose e singolari può, come stella nel cielo dell’arte canora, commuovere molti spiriti, guadagnare grandi ricchezze, trascinare un pubblico a tempestose ed entusiastiche manifestazioni di plauso e cattivarsi l’amore e la sincera ammirazione di re e regine”. Con serietà stupita la giovanetta ascoltò le mie parole; in verità io le pronunziai più per mio piacere che non aspettandomi da lei quell’apprezzamento e quella comprensione per i quali le mancava la necessaria maturità.

Robert Walser – La passeggiata

Elemosinare

Oggi è stata una giornata tumultuosa, di quelle che non sai se finirai a vegliare una moribonda oppure a far la spesa. Per fortuna ho fatto la spesa. Nella mia ricerca sull’amore, però, ho avuto tutto l’agio di indagare la natura dei miei rapporti con la mia famiglia. Questo Sei di Denari mi rammenta lo schema che ripeto: anche se non ce n’è alcun bisogno, mi ritrovo a elemosinare attenzione. La realtà è completamente diversa, sono un pilastro e ben riconosciuta, all’interno del nucleo famigliare, molto apprezzata e anche amata. E allora perché? Cosa mi spinge a ripetere questo paradigma? Capisco che ogni volta che la situazione mi rende fragile, perché ho paura, perché il pericolo c’è davvero, cedo al vecchio schema e ritorno, come una bimba che ha bisogno di punti di riferimento antichi e sicuri, a sentirmi un’esclusa. La sindrome della Piccola Fiammiferaia mi serve, da qualche parte, e devo scoprire qul è la sua utilità. Probabilmente ci sono altri cento diversi modi per ottenere l’amore che desidero senza elemosinare.

Era l’ultimo giorno dell’anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell’acqua, l’altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l’ultimo giorno dell’anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l’assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l’avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco… ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un’oca arrosto le strizzò l’occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani… ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. “Ancora uno!” disse la bambina. Crac! Appena acceso, s’immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l’anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli… il fiammifero si spense… le fiammelle sembrarono salire in cielo… ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c’ è un’anima che sale in cielo”. La bambina prese un’altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.

– Nonna! – gridò la bambina tendendole le braccia, – portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l’oca arrostita e il bell’albero di Natale.

La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un’altra scatoletta, uno dopo l’altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:

“Vieni!” disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell’anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!

  
H. C. Andersen La piccola fiammiferaia     

E cammina, cammina…

Non ci si bagna due volte nello stesso fiume, dice un frammento di Eraclito. Ogni giorno mi lascio dietro qualcosa, un pezzo del mio passato. Questo Sei di Spade oggi mi aiuta a ricordare che cammino, cammino e alle mie spalle rimangono ricordi, persone, fatti e amori che non ci sono più. Man mano che proseguo, nei miei giorni la direzione diventa sempre più chiara e semplice: vado verso qualcosa di essenziale, e la tristezza per le cose perdute, per le persone che ho lasciato dietro di me, fa parte del gioco della vita. Imparo a rinunciare, a dare valore a quello che rimane, e mi addentro nel mistero che mi aspetta sempre meno addobbata, sempre più spogliata delle sovrastrutture che, fino a metà della vita, ho lavorato per costruire intorno a me.

“Rompi quel bicchiere” ho insistito io.

‘Rompi quel bicchiere’ pensavo ‘perché è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. Pensa alla lotta che divampa dentro di te e rompi questo bicchiere. Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a far attenzione con i bicchieri e con i corpi.[…] Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano’.

“Rompi questo bicchiere”, gli ho ripetuto. Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.

Paolo Coelho – Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto.

L’innocenza, la generosità

Benvenuto, Sei di Coppe! Sono rimasta a casa tutto il giorno, a causa di un forte raffreddore. Mi sono riposata, ho preso tutto con calma. Nonostante questa apparente inattività, molti fili sono stati intessuti, molte parole condivise. Nel tempo di qualità che oggi ho vissuto ho scoperto una semplicità del cuore che di solito non riesco a ricordare. Quanto affetto intorno a me, sono veramente grata. C’è un intreccio di legami e fili “buoni”, che non limitano, ma uniscono. Ci sono i fiori e la bellezza straripante della primavera, che perfino qui, nella mia casa, sta esplodendo. Ho ricevuto tanti piccoli doni e ho fatto in tempo a riconoscerli e apprezzarli. In fondo non è tutto qui?

Per la Signora Johanna Von Kunesch

Gli anni passano… Eppure è come in treno:

Noi, sì, passiamo e gli anni rimangono

come paesaggio dietro i vetri di questo viaggio

che il sole illuminò o appannò il gelo.

E ogni cosa che accade nello spazio si dispone:

una si fece prato, una albero, una

aiutò il cielo a formarsi… Ci sono

farfalle e fiori, e nessuna mente;

la metamorfosi non è menzogna…

Rainer Maria Rilke – Poesie 1907-1926