
Con tutta la tua innocenza e semplicità arrivi davanti a i miei occhi, Fante di Coppe. In mano hai il simbolo delle emozioni, e la tua coppa è talmente piena d’acqua che perfino un pesciolino può sguazzarci allegramente. Non mi offri solo l’emozione, mi offri anche la vita che può viverci dentro. Che bella immagine, questa Carta di Corte mi regala una luce. In questo tempo caotico, dove non c’è speranza ma ci sono tante aspettative, incontro spesso persone, per lo più giovani, che hanno questa energia. Semplicità e curiosità per il cambiamento che il mondo sta attraversando. Nessuno sa dove andremo a finire, ma c’è tanta innocenza e tanta voglia di vivere. I ragazzi e le ragazze non c’entrano nulla con il mondo che abbiamo costruito noi, e lo sanno bene. Stanno cercando di fare il loro, e io faccio il tifo.
Girai la testa. Stavo disteso sulla terra morbida, in una cavità tra i cespugli di ginestra. Erano carichi di fiori dorati, dal profumo dolce, fiamme chiamate alla vita dalla primavera. Accanto a me stava inginocchiato un ragazzo. Aveva forse dodici anni, sporco, con i capelli arruffati e vestito di ruvida stoffa marrone; il suo mantello, fatto di pelli grossolanamente cucite assieme, era strappato in più punti. In mano teneva un bastone. Indipendentemente dal suo odore, era facile intuirne il mestiere perché lì attorno c’era il suo gregge di capre che brucava tra le ginestre i giovani germogli verdi. Quando mi mossi, saltò subito in piedi e indietreggiò un poco scrutandomi, tra diffidente e speranzoso, attraverso lo sporco groviglio del suo ciuffo di capelli. Dunque, non mi aveva ancora derubato. Studiai il pesante bastone che aveva in mano chiedendomi stancamente, nell’intontimento del dolore, se sarei riuscito a difendermi da quel ragazzino. Ma pareva che le sue speranze puntassero solo su una ricompensa. Indicava qualcosa che non potevo vedere, oltre i cespugli. “Ho preso il vostro cavallo. E’ legato laggiù. Vi credevo morto”.
Mary Stewart – Le grotte nelle montagne