Tornare dalle vacanze

C’era un altro mondo, fino a un giorno fa, nei miei occhi. Tanta luce, tanto bosco, una visione diversa. Concedo al mio spirito di sentirsi in posizione di difesa nei confronti del paesaggio che ho ritrovato, rimasto uguale a come l’avevo lasciato. Mi accompagna questo Sette di Bastoni, con la sua lotta verso i doveri, le solite difficoltà da affrontare. Sono, come questo giovane, sul ciglio di un burrone e ho preso un bastone per tenere lontane sei diverse fonti di problemi. Chissà cos’è quel bastone, simbolo di vita e di forza. Che sia tutto il bene che mi ha nutrito durante la vacanza? Lo sguardo è accigliato, ma è normale, bisogna imparare a rimanere morbidi, a farsi attraversare dalle onde senza opporre resistenza. Questa carta mi suggerisce questo, di appoggiare il mio bastone e godermi il panorama. Le onde vanno, le onde vengono, basta lasciarsi portare e sitting silently the grass grows by itself.

“Tu, mamma! ma se non ti ho mai vista arrabbiata!” e per un attimo per Jo la sorpresa fu più forte del rimorso. “Sono quarant’anni che mi sforzo di correggermi e sono riuscita solo a dominarmi. Non passa giorno che io non mi arrabbi, Jo, ma ho imparato a non darlo a vedere e spero ancora di imparare a non arrabbiarmi anche se magari ci vorranno altri quarant’anni”. “Mamma quando qualche volta stringi forte la bocca e esci dalla stanza vuol dire che sei arrabbiata? Come, per esempio, quando zia March attacca con i suoi rimproveri o qualcun altro ti secca?” le chiese Jo sentendosi più che mai vicina alla madre e legata a lei. “Sì, e ho imparato a trattenere le parole sventate che mi salgono alla labbra in quei momenti, cosicché, quando mi accorgo che stanno per uscire contro la mia volontà, non faccio altro che ritirarmi per un minuto, per rimproverarmi della mia debolezza e meschinità” rispose Mrs March con un sospiro e un sorriso, mentre ravviava e raccoglieva in una treccia i capelli arruffati di Jo.

Louisa May Alcott – Piccole donne

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L’inganno

Cosa credi di rubarmi? Questo ragazzo ha cinque spade, per il momento. Ruberà più tardi le altre due, formando un bel Sette di Spade. Ha offerto dolci e vino agli amici la sera prima, e ora, di buon mattino, mentre loro stanno dormendo, scappa con tutte le loro armi, Sette Spade, per l’appunto. Qualche vantaggio gli frutterà, questa refurtiva, ma perderà un bene ben più prezioso: il rispetto e la stima dei suoi sette compagni. Mi è già successo di incontrare situazioni del genere, non ne ho paura. Guardo con un misto di tristezza e di compassione negli occhi di chi sta lavorando per ottenere qualcosa calpestando i miei bisogni. Non ho problemi, le esperienze mi hanno forgiato forte. Anzi mi divertirò a costruire nuovamente qualcosa di bello e potente daccapo. Tu, però, perderai la mia stima e il mio rispetto.

Gli archetipi della dea vergine hanno un potenziale negativo, lati oscuri che hanno effetti sugli altri. I destinatari della rabbia di Artemide, che si tratti di una rabbia vendicativa o di una furia fuori controllo, conoscono questo aspetto oscuro, che può essere spietato. Per superarlo, le donne che ne sono dominate devono fare esperienza della propria vulnerabilità e imparare a perdonare. Quando Atena si trova in una posizione di autorità può “trasformare le persone in pietre”.

Jean S. Bolen – Artemide

Riconoscersi

Oggi è il giorno del Sette di Denari, il giorno del riconoscimento. Penso che celebrerò ogni anno il 18 aprile come Il Giorno del Riconoscimento. Ho guardato indietro, ho annusato l’aria, ho sentito il sapore forte del pepe della vita, ho ascoltato le onde del passato, ho toccato la seta dei ricordi. Ho provato a comprendere cosa ha lasciato il suo segno dentro, e man mano che mi spingevo in là, all’interno, la visione si rishiarava sempre più. Ciò che ha contato sono stati i momenti che ho voluto veramente vivere, quando non sono scesa a compromessi, quando finalmente la verità erompeva forte da dentro. In questo la solitudine ha aiutato molto, mi ha permesso di scegliere, di fermarmi un secondo ad ascoltarmi prima di dire sì, oppure no. Potevo scegliere, e ogni volta, giusta o sbagliata che fosse, la scelta è diventata un’esperienza. Oggi mi sento di dire che la vita va vissuta fino in fondo, credendo nel proprio fiuto, nel proprio cuore. Onestamente.

Noi restiamo inchiodati alla terra, quanto raramente saliamo! Potremmo tentare di elevarci un poco. Potremmo almeno arrampicarci su un’albero. Una volta lo feci e mi fu utile. Era un pino bianco molto alto, sulla cima di una collina e sebbene fossi in una posizione piuttosto precaria ne fui ben ripagato, poiché mi si svelarono all’orizzonte nuove vette, mai contemplate, terre nuove, cieli nuovi. Avrei potuto camminare ai piedi di quell’albero per settant’anni senza mai sospettare che esistessero. Ma soprattutto scoprii intorno a me – eravamo verso la fine di giugno – sulla punta dei rami più alti, alcuni piccoli, rosei germogli a forma conica, il fertile fiore del pino bianco teso verso il cielo.

Henry David ThoreauCamminare

Illusa o illusionista?

A volte guardo il mondo come questo illusionista guarda le sette coppe del Sette di Coppe. Oggi è stata una giornata di piaceri effimeri, di quelle in cui ti senti felice del momento che stai vivendo, fra aperitivi, amici, scambi affettivi con la gente. Ma sai che sono da godere qui e ora,non porteranno lontano. Sai anche che è questo il gusto della vita, e quando avrai la certezza che tutto questo non sarà più avrai un bel rimpianto per quei bei momenti. Allora non riesco a sentirmi contro le piccole quotidiane dolcezze della vita, perché è vita. Mi sa che la vita è fatta di questo: di piccole, quotidiane dolcezze e di piccoli scambi affettuosi con gli altri. Quindi ben vengano i sorrisi, gli abbracci e il vino condiviso, è la nostra opportunità. Ancora una volta, grazie alla vita, che mi sta dando tanto.

Ben presto la principessa Leigh-Cheri avrebbe spolverato la sua soffitta, cella atta a impedire la fuga dell’amore, spoglio museo dedicato aciò che ognuno di noi desidera e non può avere, alla tristezza nonché alla gioia di tale desiderio.

Questo potrebbe essere anche il momento giusto per sprizzare una lacrima perfetta, dolceamara, riverberante riflessi di sognante rassegnazione.

Tom RobbinsNatura morta con picchio

Un buon lavoro

Mi guardo indietro, e scopro di aver fatto un buon lavoro. Certo, sono stata assistita dalla fortuna, ma tutto sta confluendo in un unico grande fiume. Le esperienze del passato, le più disparate, si mettono insieme come in un puzzle magico, creando una nuova immagine di me. Che si plasma anche all’esterno, che modifica il corpo, le sue movenze. Sono stata tanti pezzi, ora comincio a essere una sola. Il lavoro era senza dubbio inevitabile, ma chi poteva immaginare che avrebbe portato qui? Tutto lo sforzo, la spinta a tenere duro, fino a poco fa non hanno avuto un senso. Ora guardo indietro e riconosco, ringrazio la fiducia che mi ha accompagnato, ringrazio la Natura che mi ha dotato del coraggio di andare avanti, ringrazio tutto quello che mi è accaduto, perché tutto aveva un senso. Doveva portarmi qui.

Quando ci si ricorda dei bambini coraggiosi che si è stati, bisogna pensare a ciò che a quel tempo mancava. Di cosa ci si può dotare adesso? Come gli esseri adulti che da bambini si sarebbero voluti accanto, adulti amorevoli, incoraggianti, che sostenevano e confortavano, che comprendevano senza provare pena?Allora quello era il proprio destino; adesso, da adulti, si può essere riconoscenti verso i bambini che si è stati. Come un corridore che tiene in mano la staffetta, o il tedoforo che passa la torcia olimpica, il bambino che si è stati ha fatto la prima parte della corsa intorno alla pista e ha affidato le sue esperienze all’adolescente, che ha affrontato quella che può essere diventata una corsa a ostacoli. Quindi, da giovani adulti, qualunque sia l’età in cui ci si trova adesso, il ciclo della propria vita è andato avanti.
Jean S. Bolen – Artemide

il sette di Spade

Oggi è stata una bella giornata, piena di incontri con belle persone. Non mi spiegherei questa carta, arrivata a mettere un’ombra sul piacere che ho provato oggi nel condividere la mia allegria con tante persone.

Invece… invece mi obbliga a guardare dentro, a guardarci davvero. La carta rappresenta questo giovane che ha divertito tutti, la sera prima, li ha fatti bere, e, mentre loro stanno ancora dormendo, scappa di buon mattino con tutte le loro spade.

Guardo e vedo che c’è qualcosa di superficiale nella mia allegria. Ho bisogno di stare allegra, di non essere turbata. Mi difendo, prendo l’allegria degli altri e me la porto a casa. Un bel bottino, non c’è che dire, ma quanta solitudine nel non mostrarsi mai fragile. E’ più forte di me, non sono in grado di mostrare le mie ferite al mondo, e così mi ritrovo a scappare ogni volta che la verità sfiora i miei capelli.

Molti anni or sono, viveva un Imperatore, il quale dava tanta importanza alla bellezza e alla novità dei vestiti che spendeva la maggior parte dei suoi danari per vestirsi. Non si curava dei suoi soldati, non di teatri o di scampagnate, se non in quanto gli servissero di pretesto a far mostra di qualche nuovo vestito.

Andersen Il vestito nuovo dell’Imperatore