Una giornata interlocutoria

Oggi me ne sono stata lì, calma, serena e in pace, ad aspettare gli eventi, che, peraltro, non sono arrivati. Nel senso che è stata una giornata tranquilla, anche allegra, senza troppi scossoni. Come in questo Quattro di Coppe, però, c’è attesa. Alcune cose sono finite, è chiaro. Ma stanno lasciando spazio a un nuovo che non è ancora arrivato. Quindi la serenità di oggi era all’erta, attenta ai segnali che stanno manifestandosi in abbondanza. Le coincidenze sono numerosissime. Per esempio ieri pensavo a un progetto e oggi mi è arrivata un’email dell’associazione alla quale volevo proporre la cosa. Oppure penso a una persona e la incontro. Ognuna di queste situazioni mi sta raccontando una strada, che intravedo solamente, non è chiara. Ma il percorso è diverso dal solito, è fuori dalla mia comfort zone. Mi eccita e mi spaventa. Vado avanti.

“Il metodo indiziario si configura allora come un problema di carattere filosofico. Le tracce trovano sistemazione in una trama più vasta, dove il dettaglio conquista il suo spazio di senso. La pratica indiziaria non significa, dunque, rinunciare alla totalità, a un suo logos, ma guadagnare una nuova e altra visione del mondo storico. Lo slancio intuitivo ci permette di abbandonarci alla fitta trama, alla sottile tessitura degli indizi, ma per poter poi tornare sani e salvi, vincenti, dalle nostre avventure intellettuali, dopo aver catturato la preda, tanto a lungo e conastuta pazienza inseguita, prima di farla cadere in trappola”.

Marco Bertozzi – Il detective melancolico e altri saggi filosofici

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